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Abbiamo mai pronunciato o sentito l’affermazione: “Coristi, siete stonati!”? È davvero utile? Non proprio! Prima di tutto, non stiamo fornendo loro alcuna indicazione utile che possano davvero mettere in pratica e, molto probabilmente, li abbiamo solo irritati, ferendo anche i loro sentimenti. La nostra critica si è limitata a esprimere un disagio nei confronti del loro modo di cantare, senza spiegare in modo chiaro cosa non andasse nel suono o come migliorarlo. I coristi desiderano semplicemente migliorare, ma hanno bisogno del nostro supporto. Cerchiamo di essere facilitatori, non diventate parte del problema.

Se l’intonazione presenta difficoltà, proviamo ad essere più precisi. Indichiamo al coro se il risultato sonoro è calante o crescente. Se c’è un problema di stonatura è necessario essere molto chiari. Inoltre, assicuriamoci sempre di rivolgerci alla sezione corretta! Se non siamo certi, evitiamo di fare congetture. Facciamo ripetere il passaggio e verifichiamolo con una tastiera. Quando si critica la voce di qualcun altro, indovinare è rischioso. È meglio ammettere di non essere completamente sicuri piuttosto che fare supposizioni a casaccio. Stiamo maneggiando la loro psiche, quindi è essenziale agire con prudenza.

Quando individuiamo un cantante stonato e determiniamo se il suono è calante o crescente, cercheremo di identificare la ragione del problema. Una volta scoperta la causa, sarà più agevole trovare una soluzione adeguata. Le situazioni che portano a una stonatura sono diverse, ognuna con la sua spiegazione probabile e una soluzione possibile.

Quali sono le cause del cantar stonato?

I cantanti tendono ad essere calanti quando

  • cantano un passaggio discendente
  • Ripetono, di seguito, più di tre note uguali
  • Cantano passaggi ripetuti
  • Si avvicinano alla fine di una lunga frase
  • Sono vocalmente e/o mentalmente affaticati
  • Il luogo delle prove non favorisce il buon cantare

 

I cantanti tendono ad essere crescenti quando

  • cantano un passaggio ascendente
  • Cantano nella ‘stratosfera’
  • Sono iperattivi

 

I cantanti tendono, indifferentemente, a cantare in modo calante o crescente quando

  • Le note sono insicure
  • Il ritmo è insicuro
  • Le vocali non sono amalgamate
  • La tessitura è difficile
  • La produzione vocale è problematica
  • Il vibrato non è omogeneo
  • Cercano di cantare troppo piano
  • Cercano di cantare troppo forte

 

Ecco alcuni suggerimenti per correggere le stonature nel canto:

1 – Tendenza al Calare:

Problemi di intonazione e soluzioniNell’affrontare un passaggio discendente, i coristi spesso eseguono gli intervalli in modo poco attento, generalmente troppo ampi. La conoscenza anticipata delle parti problematiche nella spartito è cruciale e da modo di prepararsi con una “soluzione intervallare”. Questa offre l’opportunità di sottolineare l’importanza del mezzo tono. È un principio acustico assodato che i mezzi toni in discesa devono essere trattati con dimensioni più ridotte rispetto a quelli in ascesa. Inoltre, non perdiamo l’occasione di richiamare l’attenzione sulla necessità di mantenere un ampio spazio di risonanza mentre la frase discende. Solitamente, i cantori tendono a compromettere tutto, specialmente nelle lunghe frasi discendenti; pertanto, è raccomandata la strategia opposta: pensare verso l’alto alto mentre le note scendono.

Quando si affronta una successione di almeno tre note ripetute, è praticamente garantito che la terza nota e, sicuramente quella successiva, sarà calante. È essenziale sensibilizzarli a questa tendenza, chiedendo loro di concepire ogni nota come fosse effettivamente più alta di quella che la precede. Una volta corretta questa abitudine, il controllo diventerà automatico. Analogamente la regola vale per i passaggi ripetuti, dove la terza ripetizione probabilmente risulterà calante. La noia derivante da passaggi ripetitivi può portare a una perdita di concentrazione; pertanto, è necessario persuadere, ad esempio, i bassi (qualora siano loro ad avere le note ripetute) che la loro parte è fondamentale. In caso contrario, se si affievoliscono, la melodiosa armonia creata dai soprani al di sopra di loro ne risentirà.

Avvicinarsi alla fine di una lunga frase mantenendo l’intonazione è un problema molto comune, soprattutto tra i cantori dilettanti e alle prime armi. L’efficienza del fiato è l’elemento fondamentale ed è una delle ultime abilità con cui si diventa esperti. I cantori terminano l’aria prima di arrivare alla fine della frase e non approfittano abbastanza presto del fiato di recupero, o addirittura non lo fanno. Pianificare in anticipo i respiri veloci è fondamentale per mantenere un sostegno respiratorio sufficiente a reggere l’intonazione. Non permettiamo loro di esaurire il fiato. Se lo fanno, la frase si affloscia nell’intonazione. Mi rivolgo ai miei soprani mentre stanno “morendo sul campo” e dico: “Ragazze, vi è mancato il fiato, vero?”. “È così…”. Anche in questo caso, si tratta di sensibilizzarli alle soluzioni. Non rimaniamo mai senza possibili soluzioni. “Respirate di nascosto, rigeneratevi e proseguite”. Esercitarsi a prendere fiato è sicuramente una buona idea. Spesso diciamo al coro di prendere fiato di nascosto o di sfalsare il respiro, ma quanti di noi spiegano effettivamente questa abilità, per non parlare dell’esercizio per farlo? Eccone uno che funziona: Facciamo cantare al coro ripetutamente e continuamente una breve frase. Chiediamo poi di mantenere un suono continuo. Come singoli coristi avranno sicuramente bisogno di prendere fiato ma diciamo loro di non farsi scoprire da noi. Usciranno e rientreranno di nascosto riducendo leggermente il volume, sorseggeranno velocemente e silenziosamente e, sì, respireranno nel bel mezzo di una parola. Lo so, lo so, ci hanno insegnato a non respirare mai nel mezzo di una parola. Il trucco è farlo individualmente, non collettivamente; inoltre, se si respira alla fine di una parola che termina con una consonante, quella consonante non si allineerà con quelle degli altri cantori. Se una particolare frase è al di là della loro capacità respiratoria, aiutiamoli a identificare i singoli punti in cui prendere un respiro non ufficiale e chiediamo loro di segnarlo sullo spartito. Anche per il cantante solista è buona norma prevedere dei respiri di emergenza. Quando si è nervosi, si ha bisogno di più respiri.

Se ci troviamo alla fine di una lunga prova, giornata o settimana, concediamo loro una pausa. La stanchezza vocale e/o mentale è ardua da contrastare. Cambiamo il ritmo, la disposizione dei posti, diamo pacche sulle spalle, facciamo ascoltare una registrazione della musica provata, concediamo un momento di tranquillità, regaliamoci una pausa. Quando percepiamo che non possono dare di più, accontentiamoci di quanto hanno già offerto e guidiamoli verso la conclusione.

Riguardo alle condizioni della sala prove, raramente si ha un controllo totale. Spesso è troppo calda, fredda, umida o secca. Se è troppo calda, tutti ne risentono, tranne forse chi soffre di artrosi. Se fosse troppo fredda, personalmente potrei essere l’unico ad apprezzarla. Se la prova si svolge nel seminterrato di un vecchio edificio, l’umidità può rappresentare un problema. Negli edifici più recenti, il riscaldamento forzato e l’aria condizionata possono asciugare eccessivamente la stanza. Per mitigare queste problematiche, deumidificatori o umidificatori possono essere utilizzati a seconda delle circostanze. Qualsiasi intervento per rendere la sala prove più agevole sarà apprezzato. Non trascuriamo l’aspetto estetico. Una sala disordinata può risultare angosciante per chi predilige l’ordine. Abbiamo notato quante persone rientrano in questa categoria? Se non vogliamo riordinare personalmente, lasciamo che lo faccia uno dei membri più responsabili del coro: queste persone amano mettere in ordine. Un ambiente curato denota rispetto per i membri del coro, il loro tempo e i loro sforzi. Facciamo il possibile per creare un’atmosfera in cui possano eccellere nel canto e non rattristarsi per la sciattezza del luogo.

2 – Tendenza al Crescere:

Quando i cantori affrontano un brano ascendente, è naturale che si manifesti una tendenza al crescere. Il flusso sonoro verso l’acuto favorisce il crescere, così come la spirale verso il basso propizia il calare. La soluzione per questa tendenza è analoga a quella del calare: è cruciale sensibilizzarli sulla precisione degli intervalli, specialmente dei mezzi toni. Salendo, gli intervalli devono essere più ampi, ma non troppo, e la frase deve essere ancor di più radicata nel fiato.  Ecco un opposto nel canto: quando la frase sale è necessario pensare più in basso per il sostegno del fiato: ovvero rimanere ben aderenti al respiro.

Quando i cantanti, solitamente i soprani in questo contesto, si spingono sopra il pentagramma, talvolta il suono si sgancia dal nucleo del fiato causando un innalzamento dell’intonazione, come se si trattasse di un palloncino gonfiato con elio al quale scappa il filo.

Occasionalmente i cantanti, soprattutto i bambini, possono diventare così iperattivi che evitare una crescita dell’intonazione diventa un’impresa impossibile. In questi momenti, l’unica speranza è che l’intonazione cresca in modo uniforme per tutti!

Gestire la passione collettiva di un coro è un aspetto che i direttori devono affrontare. È auspicabile che i coristi siano entusiasti e coinvolti nel significato del testo ma, se l’entusiasmo supera il ragionamento, possono emergere problemi musicali. L’equilibrio tra emozioni e ragione è una competenza acquisita, di solito sottovalutata dai direttori. Non trascuriamo i benefici e i rischi associati a questo fatto. Sviluppiamo una consapevolezza del coinvolgimento emotivo dei cantori. Come suggerimento specifico, invitiamoli a mantenere la concentrazione e a focalizzarsi sulla tonalità. A volte fornire loro un obiettivo preciso su cui concentrarsi può essere la chiave per contenere l’energia, evitando che, se non gestita, possa causare disastri.

3 – Tendenza al crescere o al calare:

A volte confondiamo i problemi di intonazione con quelli di lettura. Non è detto che i cantori stiano cantando in modo stonato. Potrebbe trattarsi di note sbagliate o insicure. Buon per noi se ci accorgiamo di avere questo problema. Il primo passo è sentire che qualcosa non va. Il passo successivo è identificare il vero problema e risolverlo. Se si riesce a fissare le note, l’intonazione avrà una possibilità di vittoria.

I problemi di intonazione possono essere causati anche da insicurezza ritmica. Se i cantanti conoscono le altezze ma sono incerti sull’applicazione ritmica, la mancanza di sicurezza influirà sicuramente sull’intonazione. Si può applicare una soluzione simile. Assicurate il ritmo e andate avanti.

Sappiamo anche che se le vocali non sono pronunciate allo stesso modo non si accorderanno mai tra di loro.

Cantare in una tessitura scomoda, in particolare in una acuta, può causare problemi di intonazione. Lo sforzo nel mantenere una zona di intonazione acuta per un tempo significativo è molto intenso, anche per un cantante esperto. La soluzione deve essere vocale e favorire lo spazio di risonanza con un buon sostegno del fiato.  Non stressiamo troppo queste sezioni!   Se è evidente che una sezione ha una parte vocalmente impegnativa, insistiamo con cautela. Proteggiamo queste voci. Il cantar sano ci porterà sicuramente una ricompensa.

Una produzione vocale difettosa può causare problemi all’intonazione: far cantare tutti nel registro corretto non è un’impresa facile, soprattutto se ci sono cantori che hanno alle spalle una storia significativa di canto nel registro sbagliato. Ecco un concetto pratico ma importante: ognuno dovrebbe essere assegnato alla parte vocale in cui si trova più a suo agio, non a quella in cui è più necessario per il bilanciamento corale. Giusto? Chi di noi è esente da colpe? Facciamo del nostro meglio per assegnare le parti, sapendo bene che ci saranno invece dei soprani che canteranno da contralto e dei baritoni che canteranno da tenore. Non è divertente per un baritono cantare sempre e praticamente in falsetto o sforzarsi nel registro acuto perché non ci sono abbastanza tenori. Se questo è il caso, lasciatelo almeno cantare da baritono ogni tanto. Allo stesso modo, un soprano a cui è stato chiesto di rinforzare la sezione dei contralti può probabilmente farlo solo cantando in quel registro di petto che sta cercando di evitare. I cantanti assegnati al giusto registro saranno più produttivi e più felici. Vogliamo anche parlare dei tenori donna? Meglio di no!

Ecco un aspetto cruciale da considerare: il vibrato! Alcuni cantanti si trovano a fronteggiare problemi legati a questa peculiarità. È troppo pronunciato? Il vibrato, pur essendo (talvolta) apprezzabile, richiede una misura precisa. Quando un suono è emesso liberamente dovrebbe oscillare attorno al centro dell’altezza, muovendosi sopra e sotto con una velocità uniforme e in quantità equilibrata. Tuttavia la sfida risiede nella ricerca di questa “quantità equilibrata”. Alcune persone manifestano un vibrato concentrato soprattutto sul lato più basso dell’intonazione, una caratteristica spesso riscontrata nei cantanti più maturi. Al contrario, ci sono coloro il cui vibrato si concentra sul lato superiore dell’intonazione, particolarmente evidente nei soprani con registri molto acuti. Inoltre, esistono vibrati veloci o lenti, ampi o quasi assenti. Indipendentemente dalla tipologia, quando il vibrato di base non è uniforme, l’intonazione risente inevitabilmente di distorsioni. Una soluzione possibile è l’attenta gestione di queste voci problematiche. Non è necessario adottare un approccio drastico né lasciare cadaveri sulla strada, ma è importante comprendere che un vibrato non uniforme può compromettere l’intonazione complessiva.

Cantare con un volume troppo contenuto può anch’esso generare problemi di intonazione, poiché l’imposizione di “trattenersi” può causare una ribellione dell’apparato vocale nel lungo periodo. Il canto morbido prolungato richiede particolare attenzione alla corretta pressione del respiro e al mantenimento dello spazio faringeo. Alcuni direttori possono essere ingannati dalla credenza errata che il canto leggero eviti l’affaticamento vocale, ma la realtà è l’opposto. Un approccio più saggio consiste nel mantenere un volume confortevole, espandendolo solo quando richiesto dalla musica, per preservare la salute vocale e garantire una buona intonazione.

D’altra parte, cantare sempre a volume eccessivo può altrettanto causare problemi di intonazione, poiché la continua richiesta di “emissione” può provocare alterazioni dell’apparato vocale. Anche il canto prolungato a un volume elevato richiede attenzione alla corretta pressione del respiro e al mantenimento dello spazio di risonanza.

Abbiamo colto la complessità del mantenimento di una buona intonazione? Riconoscere i problemi è un primo passo, ma risolverli richiede impegno, tempo e attenzione. Le soluzioni esistono, basta dedicare il tempo necessario per cercarle e ascoltarle attentamente. Il nostro coro ne trarrà beneficio, così come i nostri ascoltatori.

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